Disturbi del movimento nella Sindrome di Allan Herndon Dudley

 

 

ROBERTO COLONNA

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIX – 05 febbraio 2022.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

La Sindrome di Allan-Herndon-Dudley da deficit di MCT8 è una leucoencefalopatia genetica rara causata da un difetto del trasporto di ormone tiroideo attraverso le membrane cellulari, e particolarmente attraverso la barriera emato-encefalica (BEE) e all’interno delle cellule nervose. Clinicamente, il disturbo si caratterizza per una presentazione neurologica complessa, per la presenza di segni di tireotossicosi periferica e ipotiroidismo cerebrale, ma recentemente è stata sempre più spesso rilevata e riportata la manifestazione di significativi disturbi del movimento (MD, da movement disorders), mai fino a oggi sistematicamente studiati. Silvia Masnada, e numerosi colleghi, per un totale di 20 ricercatori di provenienza internazionale coordinati da Davide Tonduti, hanno affrontato il problema dei disturbi del movimento nel quadro della leucoencefalopatia da deficit di MCT8 cercando di definire la frequenza di MD nella sindrome, il tipo particolare di sintomo/disturbo e il rapporto con la patogenesi nota della malattia.

A parte lo specifico interesse per neurologi e neuropatologi del risultato di questa indagine, crediamo che lo studio della patogenesi del danno in questa rara leucoencefalopatia genetica possa costituire un’occasione per molti che studiano o lavorano nel campo delle neuroscienze, per riprendere un argomento troppo spesso trascurato, sottovalutato o addirittura colpevolmente accantonato come obsoleto, ossia il rapporto tra l’azione degli ormoni rilasciati nel sangue dalle ghiandole endocrine principali (in questo caso la tiroide) e lo sviluppo e la fisiologia del sistema nervoso centrale.

(Masnada S., et al. Movement disorders in MCT8 deficiency/Allan-Herndon-Dudley Syndrome. eletion of SUMO1 attenuates behavioral and anatomical deficits by regulating autophagic activities in Huntington disease. Molecular Genetics and Metabolism 135 (1): 109-113, 2022).

La provenienza degli autori è la seguente: Silvia Masnada proviene dall’Unità Pediatrica di Neurologia dell’Ospedale Pediatrico V. Buzzi di Milano, come alcuni altri autori; sono indicati poi 20 istituti internazionali di provenienza per i quali si rimanda al testo dell’articolo originale.

Gli ormoni tiroidei, oltre che nello sviluppo cerebrale, hanno un ruolo di fondamentale importanza per la normale fisiologia dei circuiti dopaminergici dei nuclei della base del telencefalo o basal ganglia. Sebbene l’equilibrio fra sistemi dopaminergici e sistemi colinergici nel dominio della base dell’encefalo fosse stato dedotto oltre mezzo secolo fa, la comprensione del ruolo dei contingenti dopaminergici è andata chiarendosi via via nel tempo, soprattutto con la scoperta dei differenti ruoli dei recettori della dopamina e del rapporto con l’inibizione GABAergica. Qui di seguito si ricorda l’organizzazione funzionale dei circuiti dei gangli basali in rapporto al movimento.

Operativamente e convenzionalmente si intende per gangli basali[1] un gruppo di nuclei subcorticali anatomicamente interconnessi che includono il neostriato (putamen e caudato) lo striato ventrale, le due parti del globo pallido, interna ed esterna (GPi, GPe)[2], il nucleo subtalamico (STN), posto nella regione subtalamica, e la substantia nigra (“sostanza nera” di Sömmering) distinta in parte reticolata e parte compatta (SNr, SNc). Queste strutture sono interconnesse mediante circuiti rientranti (ossia con connessione reciproca completa) fra loro e, alle due estremità, con la corteccia cerebrale e il talamo (in sedi specifiche). Nella complessa rete delle interconnessioni sono stati distinti 4 circuiti principali, denominati in base alla funzione principale attribuita ai loro siti di origine nella corteccia cerebrale: 1) scheletro-motorio, 2) oculomotorio, 3) associativo, 4) limbico.

Questi circuiti cortico-basali e talamocorticali (inclusi in anatomia in passato nel novero dei “circuiti riverberanti della base”) sembrano funzionare sostanzialmente in parallelo fra loro, ossia in “sincronia indipendente”.

Di questi circuiti dei gangli basali, lo scheletro-motorio è il più studiato e correntemente adottato come modello per interpretare la fisiologia degli altri.

Il circuito scheletro-motorio è centrato sulle cortecce somatosensoriale, motoria e premotoria, che inviano proiezioni in sovrapposizione alle parti dello striato specializzate nel movimento, come il putamen, e al nucleo subtalamico. L’informazione da queste stazioni di input dei gangli basali è poi trasmessa ai nuclei di output, di uscita, che sono la parte interna del globo pallido e la parte reticolata della sostanza nera. Le connessioni tra striato, da una parte, e pallido mediale e sostanza nera reticolata, dall’altra, sono organizzate in una via diretta e una via indiretta.

La via diretta è una proiezione monosinaptica dallo striato a GPi/SNr.

La via indiretta è una proiezione polisinaptica che attraversa GPe e STN prima di giungere a GPi/SNr.

Su questa base sono stati costruiti degli schemi interpretativi dei principali processi regolati da questo circuito alla base del movimento.

Il difetto di ormone tiroideo si prevedeva che avrebbe dovuto agire particolarmente sulle componenti dopaminergiche di questo circuito.

I ricercatori sono riusciti a costituire un campione numericamente significativo solo attraverso una cooperazione multicentrica, per la rarità della leucoencefalopatia da deficit di MCT8.

Ciascun paziente reclutato e non ospedalizzato è stato visitato e valutato secondo un protocollo predefinito e l’esame è stato videoregistrato in ogni sua parte. Si è accertata la presenza di MD e se ne è valutato ogni aspetto qualitativo e quantitativo rilevante. Il tipo di MD è stato quantificato mediante metodo del “cieco” da due giovani neurologi esperti in malattie ereditarie interessanti la sostanza bianca telencefalica. La distonia è stata graduata mediante la scala BFMDRS (Burke-Fahn-Marsden Dystonia Rating Scale). Quando era presente più di un MD veniva dato il punteggio a quello predominante.

Dopo la fase preliminare sono risultati idonei a costituire il campione 27 pazienti. In molti casi i ricercatori hanno rilevato una combinazione di MD.

L’ipocinesia era presente in 25 dei 27 pazienti e costituiva il sintomo motorio predominante in ben 19 volontari. Spesso l’ipocinesia era associata a ipomimia e ipotonia globale. Anche la distonia era presente in 25 su 27 pazienti, solo in una minoranza, precisamente un quinto degli affetti (5) costituiva il sintomo predominante. In 11 pazienti è stata osservata una reazione di sobbalzo o soprassalto per uno stimolo ordinario – ossia la classica startle response – veramente eccessiva e/o eventi parossistici non epilettici.

Sulla base di questi rilevi si può concludere che i disturbi motori nel corso della leucoencefalopatia ereditaria da difetto di MCT8 costituiscono sintomi frequenti, con ogni probabilità dovuti all’importante ruolo degli ormoni tiroidei nello sviluppo dell’encefalo e nel mantenimento dei regimi neurofisiologici ottimali dei circuiti dopaminergici dei gangli basali.

La distonia è comune ma, come si può riscontrare dalla lettura integrale del testo dell’articolo originale, non è grave, e va dal grado lieve al moderato, mentre l’ipocinesia, anche per l’entità, può considerarsi il disturbo motorio predominante in questa sindrome.

Gli eloquenti risultati clinici di questo studio incentivano anche approfondimenti sugli specifici processi patogenetici responsabili della sintomatologia motoria.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Roberto Colonna

BM&L-05 febbraio 2022

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] Si tratta di un criterio tradizionale della neurofisiologia americana, oggi diffusamente adottato perché presenta il vantaggio dell’omologia con i roditori, a differenza del criterio anatomico di tradizione italiana ed europea, sicuramente più corretto in termini anatomici (“nuclei della base” vuol dire della base del telencefalo, pertanto nell’uomo la substantia nigra, che appartiene al segmento mesencefalico del tronco encefalico posto al di sotto della regione subtalamica, non può essere inclusa nei nuclei o “gangli” basali) ma meno pratico in termini funzionali, perché i nodi o stazioni dei circuiti che hanno il principale riferimento nel putamen e nel caudato agiscono come un’unità funzionale, anche se le parti sono collocate in segmenti differenti del sistema nervoso centrale.

[2] Anche qui consideriamo una consuetudine di ricerca, perché più correttamente in anatomia si parla di parte mediale e parte laterale. Naturalmente, in questo caso è solo una questione terminologica.